giovedì 31 ottobre 2013
martedì 4 giugno 2013
Seconda edizione della settimana senza glutine.
Il prossimo 10 giugno prenderà il vi la seconda edizione della Settimana nazionale di informazione dedicata a celiachia e sensibilità
al glutine. La settimana, che si concluderà il 16 giugno, è promossa da DS – gluten free, con il supporto
scientifico del Dr. Schär Institute e con il patrocinio dell’Associazione
Italiana di Dietetica e di Nutrizione Clinica (ADI). Sarà possibile, in farmacie e negozi specializzati, trovare iniziative divulgative e informative sull'argomento oltre che la promozione di particolari prodotti, privi di glutine, e dei loro derivati.
Prendendo spunto da questo evento prossimo, mi piacerebbe discutere con voi del glutine e delle sue implicazioni, partendo da un sondaggio, che vi veda protagonisti.
Se avete voglia, sarebbe interessante che scriveste, nell'apposito spazio utilizzabile per rispondere a ciascun post pubblicato, e quindi anche a questo, cosa ne pensate, quali secondo voi sono i cereali e gli alimenti in generale che contengono glutine e quali no e se ne fate uso nella vostra alimentazione e come e se avete mai pensato che il glutine potesse crearvi problemi.
Non sentitevi sotto esame, non è un interrogazione, non do voti e giudizi e non rimando nessuno!
Vedetela come un modo interattivo di fare "discussione", che poi è anche il motivo principale per cui "mi diverto" a scrivere qui sopra e lo faccio in forma di blog interattivo!
Allora vi aspetto.
Prendendo spunto da questo evento prossimo, mi piacerebbe discutere con voi del glutine e delle sue implicazioni, partendo da un sondaggio, che vi veda protagonisti.
Se avete voglia, sarebbe interessante che scriveste, nell'apposito spazio utilizzabile per rispondere a ciascun post pubblicato, e quindi anche a questo, cosa ne pensate, quali secondo voi sono i cereali e gli alimenti in generale che contengono glutine e quali no e se ne fate uso nella vostra alimentazione e come e se avete mai pensato che il glutine potesse crearvi problemi.
Non sentitevi sotto esame, non è un interrogazione, non do voti e giudizi e non rimando nessuno!
Vedetela come un modo interattivo di fare "discussione", che poi è anche il motivo principale per cui "mi diverto" a scrivere qui sopra e lo faccio in forma di blog interattivo!
Allora vi aspetto.
venerdì 3 maggio 2013
Medicina Naturale: Lo yoga produce benefici mutamenti genetici nel corpo
I ricercatori dell’Università di Oslo (Norvegia), coordinati dal dottor Fahri Saatcioglu, hanno condotto uno studio pubblicato su PLoS One in cui si suggerisce che gli effetti già segnalati in precedenza circa le pratiche yoga hanno una componente fisiologica integrante a livello molecolare. Questa azione a livello molecolare viene avviata immediatamente durante la pratica, e può costituire la base per stabili e salutari effetti a lungo termine.
Il professor Saatcioglu, insieme ai colleghi Su Qu, Solveig Mjelstad Olafsrud e Leonardo A. Meza-Zepeda, hanno coinvolto 10 soggetti adulti che hanno partecipato a un ritiro di una settimana in Germania, in cui hanno praticato lo yoga e altre attività.
Durante le sessioni, i ricercatori hanno monitorato i cambiamenti che avvenivano nei partecipanti, scoprendo che quella sensazione di lucidità e benessere provata dagli yogi altri non era che la modifica nell’espressione di ben 111 geni che era avvenuta durante la pratica.
La settimana di ritiro, per i partecipanti, si è svolta nel seguente modo: i primi due giorni hanno praticato per 2 ore gli esercizi yoga comprensivi di posture, esercizi di respirazione e meditazione. I giorni seguenti si sono dedicati a passeggiate nella Natura e all’ascolto di musica jazz o classica.
Sia prima che dopo le quattro sessioni di esperimenti, i ricercatori hanno prelevato dei campioni di sangue dai partecipanti, che sono stati analizzati al fine di valutare l’attività del sistema immunitario per mezzo delle cellule mononucleate.
Le analisi condotte sull’attività di queste cellule – che svolgono un ruolo chiave nell’attività del sistema immunitario – hanno permesso di scoprire che quando i volontari si erano dedicati alle passeggiate nella Natura e all’ascolto della musica si verificava un mutamento nell’espressione genica in 38 di queste cellule circolanti.
Quando invece si erano dedicati alla pratica dello yoga, queste mutazioni nell’espressione genica avvenivano in 111 cellule mononucleate.
Entrambe le pratiche hanno influito sulle modifiche di 14 geni in comune. Per cui se ne deduce che «i due regimi, in qualche misura, influenzano i processi biologici simili», scrivono i ricercatori.
Tuttavia, la pratica dello yoga ha avuto un impatto significativamente maggiore, rispetto alle altre due attività. Questo suggerisce che, sebbene le camminate nella Natura e l’ascolto di un certo tipo di musica possano essere benefiche per la salute e a livello molecolare, la pratica dello yoga supera comunque queste attività offrendo un effettivo maggiore beneficio.
tratto da: La Stampa.
lunedì 22 aprile 2013
Perchè è buona norma consumare carboidrati non raffinati...
Vi avevo promesso, tempo fa', una breve riflessione sui carboidrati e sul perché sia preferibile non consumare carboidrati raffinati.
Eccoci qua.
Innanzitutto facciamo chiarezza su cosa si intende per "gruppo alimentare dei carboidrati".
Vengono definiti in questo modo:
tutti i cereali (frumento, orzo, mais, farro, kamut, riso, miglio ecc...) in seme, tutta la pasta, qualsiasi sia il cereale di base utilizzato per la sua produzione, tutti i tipi di pane, azzimo o lievitato, la pizza, le focacce, le fette biscottate, i biscotti e tutte le preparazioni salate o dolciarie a base di farina di cereali. Ovviamente rientrano nella categoria dei "carboidrati" anche zuppe di cereali e di cereali e legumi. Senza dimenticare gli utilizzatissimi, ormai, cereali da colazione: muesli, fiocchi di cereali e cereali soffiati di varia natura.
Menzione speciale alle patate che sono un tubero ma che sono ricche in carboidrati e dunque rientrano a pieno titolo in questa categoria, ma le citiamo soltanto, per dovere di precisione. Le patate infatti, non esistono che in una sola forma e non possiamo fare distinzioni tra "integrali" e "raffinate"!
Cosa vuol dire che è meglio non consumare carboidrati raffinati?
Ogni volta che ci troviamo di fronte a cereali in seme, farine, paste e prodotti di derivazione (pizza, focacce, pane, fette biscottate ecc...) che hanno un colore molto chiaro, siamo di fronte a prodotti che sono stati sottoposti a un processo di raffinazione.
Il processo di raffinazione priva il chicco del cereale (dal quale si ottengono poi i derivati di farina, pasta, pane, pizza ecc...) della sua parte più esterna. Rimane la parte centrale del seme, "il chicco", che è ricco di proteine e amidi.
Nella parte esterna del seme, però, che è in genere più scura, rispetto al cuore del chicco che è più chiaro, sono contenute preziose vitamine, sostanze fitochimiche e fibre.
Oltre ad altre categorie di proteine meno "appariscenti" ma indubbiamente utili al nostro benessere.
La raffinazione, dunque, elimina molte sostanze benefiche e nutrienti.
Quello che rimane è un prodotto forse più gradevole esteticamente, ma molto impoverito dal punto di vista nutrizionale.
Esiste poi un'altro problema derivante dalla raffinazione
Vediamolo con calma.
Indice Glicemico e Carico Glicemico.
Quando si tratta di Carboidrati si sente spesso del famigerato "indice glicemico".
L'indice glicemico è un valore numerico che definisce quanto, quel determinato alimento, è in grado di innalzare i livelli di glicemia nel nostro sangue.
I livelli di glicemia indicano quanto glucosio sta circolando nel nostro organismo in quel momento. I carboidrati, in quanto zuccheri complessi (cioè fatti da più molecole di zuccheri/glucosio "in fila") sono in grado di fornire glucosio all'organismo e quindi di innalzare la sua concentrazione nel sangue.
Come sempre è una questione di "equilibrio".
A questo riguardo, si dice, che una alimentazione equilibrata debba essere fatta da alimenti che abbiano un indice glicemico basso o comunque non troppo elevato.
....e qui occorre fermarsi. E ragionare.
Perché chi ci racconta questa cosa non sa e/o rimuove il fatto che non solo diversi alimenti hanno diverso indice glicemico, ma anche che: diversi alimenti hanno diverso contenuto in fibre!
Ecco allora che io , e moltissimi altri specialisti nel campo della nutrizione forse anche più bravi ed esperiti di me, vi invitiamo a considerare non più "l'indice glicemico" di per se stesso, ma il carico glicemico.
Il carico glicemico è un valore numerico che definisce quanto, quel determinato alimento, è in grado di innalzare i livelli di glicemia nel nostro sangue, in rapporto al suo contenuto in fibre.
Volendo utilizzare una formuletta matematica (che fa sempre colpo! ;) ) potrebbe essere questa:
Si capisce allora molto semplicemente che maggiore è il contenuto il fibre, minore sarà il carico glicemico dell'alimento che sto per ingerire.
Detto in altro modo: più è alto il contenuto in fibre, minore sarà l'effetto dell'indice glicemico di quell'alimento!
Detto ancora in modo più semplice: cereali integrali, pane, pasta, pizza integrali e tutti i preparati che ne derivano rilasciano molto lentamente gli zuccheri che contengono e fanno dunque risalire molto lentamente, e non oltre il dovuto, i valori di glicemia nel nostro sangue.
Paradossalmente, in quest'ottica, è più elevato il carico glicemico di un piatto di pasta di frumento raffinato rispetto a una manciata di fichi secchi!
Il primo (la pasta raffinata) è stata privata completamente del suo contenuto in fibre.
La seconda (la manciata di fichi secchi) è molto zuccherina ma ha, per contro, un elevato contenuto in fibre che "tamponano" il contenuto in zuccheri!
Ecco dunque due validissimi motivi per prediligere carboidrati integrali e non raffinati, SEMPRE!
Pasta integrale, riso integrale, tutti i cereali in seme integrali, laddove sia possibile, e tutte le preparazioni dolci o salate fatte a partire da farine integrali.
Queste sono miniere di salute e vitalità!
Ancor più lo sono in una società come la nostra dove si consuma già troppo zucchero...e zuccheri...in generale...
Ricordate: tutti gli alimenti raffinati
- hanno SEMPRE perso gran parte delle sostanze nutritive che caratterizzava il cereale di provenienza, in origine,
- hanno SEMPRE elevato carico glicemico
e dunque
- sono SEMPRE potenzialmente in grado di favorire obesità, malattie di vario genere e cardiovascolari, dismetabolismi, e, non ultimo: infammazione...
Valeva la pena, di fare questa riflessione, vero?
Buona Settimana.
Eccoci qua.
Innanzitutto facciamo chiarezza su cosa si intende per "gruppo alimentare dei carboidrati".
Vengono definiti in questo modo:
tutti i cereali (frumento, orzo, mais, farro, kamut, riso, miglio ecc...) in seme, tutta la pasta, qualsiasi sia il cereale di base utilizzato per la sua produzione, tutti i tipi di pane, azzimo o lievitato, la pizza, le focacce, le fette biscottate, i biscotti e tutte le preparazioni salate o dolciarie a base di farina di cereali. Ovviamente rientrano nella categoria dei "carboidrati" anche zuppe di cereali e di cereali e legumi. Senza dimenticare gli utilizzatissimi, ormai, cereali da colazione: muesli, fiocchi di cereali e cereali soffiati di varia natura.
Menzione speciale alle patate che sono un tubero ma che sono ricche in carboidrati e dunque rientrano a pieno titolo in questa categoria, ma le citiamo soltanto, per dovere di precisione. Le patate infatti, non esistono che in una sola forma e non possiamo fare distinzioni tra "integrali" e "raffinate"!
Cosa vuol dire che è meglio non consumare carboidrati raffinati?
Ogni volta che ci troviamo di fronte a cereali in seme, farine, paste e prodotti di derivazione (pizza, focacce, pane, fette biscottate ecc...) che hanno un colore molto chiaro, siamo di fronte a prodotti che sono stati sottoposti a un processo di raffinazione.
Il processo di raffinazione priva il chicco del cereale (dal quale si ottengono poi i derivati di farina, pasta, pane, pizza ecc...) della sua parte più esterna. Rimane la parte centrale del seme, "il chicco", che è ricco di proteine e amidi.
Nella parte esterna del seme, però, che è in genere più scura, rispetto al cuore del chicco che è più chiaro, sono contenute preziose vitamine, sostanze fitochimiche e fibre.
Oltre ad altre categorie di proteine meno "appariscenti" ma indubbiamente utili al nostro benessere.
La raffinazione, dunque, elimina molte sostanze benefiche e nutrienti.
Quello che rimane è un prodotto forse più gradevole esteticamente, ma molto impoverito dal punto di vista nutrizionale.
Esiste poi un'altro problema derivante dalla raffinazione
Vediamolo con calma.
Indice Glicemico e Carico Glicemico.
Quando si tratta di Carboidrati si sente spesso del famigerato "indice glicemico".
L'indice glicemico è un valore numerico che definisce quanto, quel determinato alimento, è in grado di innalzare i livelli di glicemia nel nostro sangue.
I livelli di glicemia indicano quanto glucosio sta circolando nel nostro organismo in quel momento. I carboidrati, in quanto zuccheri complessi (cioè fatti da più molecole di zuccheri/glucosio "in fila") sono in grado di fornire glucosio all'organismo e quindi di innalzare la sua concentrazione nel sangue.
Livelli troppo alti di glicemia possono provocare scompensi metabolici, insulino resistenza, obesità e tutta una serie di altre problematiche che, magari, affronteremo in altri articoli.
Ci basti, per ora, sapere che in una buona e corretta alimentazione i livelli di glicemia, a digiuno, devono rimanere il più possibile entro il loro normale e fisiologico range (che va da 65 a 110 mg/dl). Valori di glicemia a digiuno, oltre i 110 mg/dl indicano che qualcosa non va.
La glicemia invece tende a salire un pochino in modo "ciclico e regolare" dopo ogni pasto. Per poi ridiscendere al valore basale entro un tempo ragionevole. Ma più si alza repentinamente e più questa cosa viene ripetuta nell'arco di una giornata, più fatica si farà a far rientrare i valori della glicemia a un livello normale. Tutto deve essere modulato finemente.
I livelli di glicemia non devono poi scendere neppure sotto i 65 mg/dl e quando questo succede si parla di crisi ipoglicemiche, altrettanto dannose per il nostro organismo, in particolare per il cervello.
Una certa quota di zuccheri ci serve!I livelli di glicemia non devono poi scendere neppure sotto i 65 mg/dl e quando questo succede si parla di crisi ipoglicemiche, altrettanto dannose per il nostro organismo, in particolare per il cervello.
Come sempre è una questione di "equilibrio".
A questo riguardo, si dice, che una alimentazione equilibrata debba essere fatta da alimenti che abbiano un indice glicemico basso o comunque non troppo elevato.
....e qui occorre fermarsi. E ragionare.
Perché chi ci racconta questa cosa non sa e/o rimuove il fatto che non solo diversi alimenti hanno diverso indice glicemico, ma anche che: diversi alimenti hanno diverso contenuto in fibre!
Ecco allora che io , e moltissimi altri specialisti nel campo della nutrizione forse anche più bravi ed esperiti di me, vi invitiamo a considerare non più "l'indice glicemico" di per se stesso, ma il carico glicemico.
Il carico glicemico è un valore numerico che definisce quanto, quel determinato alimento, è in grado di innalzare i livelli di glicemia nel nostro sangue, in rapporto al suo contenuto in fibre.
Volendo utilizzare una formuletta matematica (che fa sempre colpo! ;) ) potrebbe essere questa:
CG = IG - CF
dove
CG è il Carico Glicemico.
IG è l'Indice Glicemico
CF è il contenuto in fibre.
Si capisce allora molto semplicemente che maggiore è il contenuto il fibre, minore sarà il carico glicemico dell'alimento che sto per ingerire.
Detto in altro modo: più è alto il contenuto in fibre, minore sarà l'effetto dell'indice glicemico di quell'alimento!
Detto ancora in modo più semplice: cereali integrali, pane, pasta, pizza integrali e tutti i preparati che ne derivano rilasciano molto lentamente gli zuccheri che contengono e fanno dunque risalire molto lentamente, e non oltre il dovuto, i valori di glicemia nel nostro sangue.
Paradossalmente, in quest'ottica, è più elevato il carico glicemico di un piatto di pasta di frumento raffinato rispetto a una manciata di fichi secchi!
Il primo (la pasta raffinata) è stata privata completamente del suo contenuto in fibre.
La seconda (la manciata di fichi secchi) è molto zuccherina ma ha, per contro, un elevato contenuto in fibre che "tamponano" il contenuto in zuccheri!
Ecco dunque due validissimi motivi per prediligere carboidrati integrali e non raffinati, SEMPRE!
Pasta integrale, riso integrale, tutti i cereali in seme integrali, laddove sia possibile, e tutte le preparazioni dolci o salate fatte a partire da farine integrali.
Queste sono miniere di salute e vitalità!
Ancor più lo sono in una società come la nostra dove si consuma già troppo zucchero...e zuccheri...in generale...
Ricordate: tutti gli alimenti raffinati
- hanno SEMPRE perso gran parte delle sostanze nutritive che caratterizzava il cereale di provenienza, in origine,
- hanno SEMPRE elevato carico glicemico
e dunque
- sono SEMPRE potenzialmente in grado di favorire obesità, malattie di vario genere e cardiovascolari, dismetabolismi, e, non ultimo: infammazione...
Valeva la pena, di fare questa riflessione, vero?
Buona Settimana.
venerdì 5 aprile 2013
Ricetta: frittate & Co!
Oggi vi parlo di frittate.
Si, avete capito bene: frittate. Al plurale.
Di solito, quando di si parla di frittata viene in mente, immediatamente, quella classica:
uova, parmigiano e quello che più ci va di aggiungere (latte, verdure ecc...)
Ma lo sapete che questo non è l'unico modo di fare una frittata?
Vediamone alcuni.
Frittata con la ricotta.
Al posto del parmigiano, che a non tutti piace o che non tutti tollerano (per problemi digestivi o di intolleranza ai latticini) possiamo usare della ricotta.
Per ogni persona metteremo:
2 uova
100 gr di ricotta
Le uova vanno sbattute con la ricotta finché non diventa una crema morbida.
Il tutto viene poi fatto friggere in padella come la normale frittata, o, se si preferisce una cottura più light, fatto cuocere in forno. In quest'ultimo caso in una teglia antiaderente (o normale foderata di carta forno, senza condimenti aggiunti).
La ricotta, che è classificata come formaggio-non formaggio, viene ottenuta dal siero del latte, la parte, cioè liquida, che viene separata da quella grassa e proteica del latte. Per questo motivo è meglio tollerata e più digeribile rispetto a tutti gli altri formaggi. Se riuscite a trovare la ricotta di capra, il risultato sarà ancora migliore!
Frittata senza latticini.
La frittata si può anche fare senza l'impiego di latticini. Se qualsiasi tipo di prodotto caseario vi crea fastidi, o se siete allergici alle proteine del latte, questa ricetta può permettervi di gustare questo piatto senza pensieri.
Per ogni persona useremo:
2 uova
farina di grano saraceno (abbiamo già visto le virtù di questo cereale straordinario) quanto basta.
salsa di soia
Rompete le uova in un contenitore e poi aggiungete, mentre le sbattete, a pioggia, lentamente, la farina di grano saraceno fino ad ottenere un composto che rimane ancora piuttosto liquido, ma che assume un colorito marroncino (per la presenza di questa farina). A questo punto aggiungete un poco di salsa di soia. L'aggiunta di questa salsa è un "trucchetto" che potete adottare se desiderate che la vostra frittata abbia il sapore classico della frittata fatta con il parmigiano. Infatti entrambi (parmigiano e salsa di soia) hanno, al nostro palato, il caratteristico gusto che viene dagli esperti classificato come "umami".
Qualcuno mi chiederà: allora perché non aggiungere la salsa di soia anche alla frittata con la ricotta?
Se lo desiderate, potete farlo, ma questo andrebbe a coprire la dolcezza tipica della ricotta che fa del piatto sopra citato, qualcosa di unico e singolare.
Le modalità di cottura sono sempre le stesse.
Frittata vegana.
Incredibile ma vero: esiste anche una frittata vegana!
Penserete che sono impazzita, o che abbia perso di vista il fatto che le uova non sono un alimento prettamente vegano...
E infatti questa è una frittata senza uova!
Va tutto bene: non sono impazzita. Seguitemi....e capirete...
Cosa serve?
La farina di ceci!
Sapete quella che vedono nei negozi biologici o nei supermercati, quella che si usa per fare la farinata genovese o, se andiamo in toscana, la famosa cecina?
Ecco: lei.
Per una persona useremo:
50gr di farina di ceci
acqua quanto basta
un pizzico di erbe aromatiche
Si aggiunge alla farina di ceci un pizzico di erbe aromatiche (quei misti già pronti che si trovano in commercio, o, meglio ancora, di vostra produzione...) e piano, piano, si incorpora l'acqua, fredda, fino a formare una pastella piuttosto liquida. Questa si frigge poi (o si passa al forno) come una normale frittata.
I ceci sono legumi ricchi di proteine nobili, ferro, calcio, fosforo e vitamine del gruppo B.
Il vantaggio di questa preparazione è che è completamente priva di proteine animali.
Concludendo.
Tutte queste preperazioni vanno bene per intolleranti al glutine e celiaci perché totalmente prive di glutine.
Ci tengo a precisarlo perché sono sempre di più le persone che sviluppano problematiche legate al glutine e penso sia giusto pensare anche a loro.
Per altro, e avremo modo di parlarne, meno glutine arriva sulle nostre tavole in generale, meglio è, dunque impariamo come si fa!
Abbiamo qui trattato il "modello base" della frittata. Se volete aggiungervi, per esempio, delle verdure, ricordate di farle rosolare prima di aggiungervi al frittata, o nel caso la cuociate al forno, di metterle, una volta rosolate, dentro il composto che avete preparato per la vostra frittata prima di infornarlo.
La frittata è un piatto semplice, da consumare caldo o freddo, come piatto di portata o dentro delle insalatone, a quadrotti come aperitivo o tritata dentro una buona zuppa calda (alla moda degli abitanti delle nazioni germaniche...da provare perché è una vera delizia!).
Però c'è un punto caldo. Già vi vedo, mentre, a qualcuno di voi balena questo pensiero: ma le uova? Non sono un problema? Per il colesterolo?
Vi svelo, allora, una cosa: le uova non sono ASSOLUTAMENTE un problema.
Scordatevi chi vi ha terrorizzato per anni dicendovi che due uova a pranzo vi imbottivano di colesterolo fino alle midolla.
Ricordiamoci che un po' di colesterolo a noi serve!
E' il costituente fondamentale delle nostre cellule, delle membrane che le tengono insieme!
Se non avessimo un po' di colesterolo in circolo, ci "disfaceremmo"!
Inoltre nelle uova, a fronte di una certa quota di colesterolo, si trovano per la maggior parte grassi monoinsaturi e polinsaturi i quali, come ben sappiamo, sono alleati della nostra salute.
Sono poi ricche di proteine nobili che il nostro organismo utilizza subito per il proprio buon funzionamento.
Buonissimo poi l'apporto di vitamine, tra cui folati in quantità ottima, sali minerali e calcio (in forma direttamente disponibile per il nostro organismo, dunque importantissime da questo punto di vista!).
Se vogliamo seguire, come sarebbe auspicabile, un regime alimentare nel quale la carne, e in particolare le carni rosse, vengono fortemente limitate o escluse, le uova sono un ottimo alimento che offre innumerevoli vantaggi.
Cerchiamo solo, come per tutte le cose, di non esagerare.
Due uova a settimana, come pasto singolo, vanno più che bene.
Contiamo poi anche le uova che possiamo usare per farci biscotti o torte, e possiamo arrivare a 4-5 (in totale...cioè le due sopracitate, più altre 3 al massimo) senza grossi problemi.
Oltre, diventa eccessivo. Perché? Volendo, e alcuni lo sostengono, potremmo consumare un uovo al giorno, ogni giorno della settimana, e la nostra salute non ne risentirebbe.
Ma teniamo presente che, troppo spesso, tendiamo a consumare molti prodotti contenenti uova, senza che ce ne accorgiamo (budini, creme, paste all'uovo, maionese ecc...) e dunque si può facilmente eccedere.
Impariamo a regolarci.
Magari, come dico spesso, ascoltandoci.
Cerchiamo poi scegliere uova di galline allevate a terra, in condizioni di vita sostenibili ed eticamente corrette, e se ne abbiamo la possibilità, magari, prese direttamente dall'allevatore. Ne guadagneranno le galline e la nostra salute!
E con questo vi saluto.
Per qualsiasi dubbio e/o suggerimento, sono qui.
Si, avete capito bene: frittate. Al plurale.
Di solito, quando di si parla di frittata viene in mente, immediatamente, quella classica:
uova, parmigiano e quello che più ci va di aggiungere (latte, verdure ecc...)
Ma lo sapete che questo non è l'unico modo di fare una frittata?
Vediamone alcuni.
Frittata con la ricotta.
Al posto del parmigiano, che a non tutti piace o che non tutti tollerano (per problemi digestivi o di intolleranza ai latticini) possiamo usare della ricotta.
Per ogni persona metteremo:
2 uova
100 gr di ricotta
Le uova vanno sbattute con la ricotta finché non diventa una crema morbida.
Il tutto viene poi fatto friggere in padella come la normale frittata, o, se si preferisce una cottura più light, fatto cuocere in forno. In quest'ultimo caso in una teglia antiaderente (o normale foderata di carta forno, senza condimenti aggiunti).
La ricotta, che è classificata come formaggio-non formaggio, viene ottenuta dal siero del latte, la parte, cioè liquida, che viene separata da quella grassa e proteica del latte. Per questo motivo è meglio tollerata e più digeribile rispetto a tutti gli altri formaggi. Se riuscite a trovare la ricotta di capra, il risultato sarà ancora migliore!
Frittata senza latticini.
La frittata si può anche fare senza l'impiego di latticini. Se qualsiasi tipo di prodotto caseario vi crea fastidi, o se siete allergici alle proteine del latte, questa ricetta può permettervi di gustare questo piatto senza pensieri.
Per ogni persona useremo:
2 uova
farina di grano saraceno (abbiamo già visto le virtù di questo cereale straordinario) quanto basta.
salsa di soia
Rompete le uova in un contenitore e poi aggiungete, mentre le sbattete, a pioggia, lentamente, la farina di grano saraceno fino ad ottenere un composto che rimane ancora piuttosto liquido, ma che assume un colorito marroncino (per la presenza di questa farina). A questo punto aggiungete un poco di salsa di soia. L'aggiunta di questa salsa è un "trucchetto" che potete adottare se desiderate che la vostra frittata abbia il sapore classico della frittata fatta con il parmigiano. Infatti entrambi (parmigiano e salsa di soia) hanno, al nostro palato, il caratteristico gusto che viene dagli esperti classificato come "umami".
Qualcuno mi chiederà: allora perché non aggiungere la salsa di soia anche alla frittata con la ricotta?
Se lo desiderate, potete farlo, ma questo andrebbe a coprire la dolcezza tipica della ricotta che fa del piatto sopra citato, qualcosa di unico e singolare.
Le modalità di cottura sono sempre le stesse.
Frittata vegana.
Incredibile ma vero: esiste anche una frittata vegana!
Penserete che sono impazzita, o che abbia perso di vista il fatto che le uova non sono un alimento prettamente vegano...
E infatti questa è una frittata senza uova!
Va tutto bene: non sono impazzita. Seguitemi....e capirete...
Cosa serve?
La farina di ceci!
Sapete quella che vedono nei negozi biologici o nei supermercati, quella che si usa per fare la farinata genovese o, se andiamo in toscana, la famosa cecina?
Ecco: lei.
Per una persona useremo:
50gr di farina di ceci
acqua quanto basta
un pizzico di erbe aromatiche
Si aggiunge alla farina di ceci un pizzico di erbe aromatiche (quei misti già pronti che si trovano in commercio, o, meglio ancora, di vostra produzione...) e piano, piano, si incorpora l'acqua, fredda, fino a formare una pastella piuttosto liquida. Questa si frigge poi (o si passa al forno) come una normale frittata.
I ceci sono legumi ricchi di proteine nobili, ferro, calcio, fosforo e vitamine del gruppo B.
Il vantaggio di questa preparazione è che è completamente priva di proteine animali.
Concludendo.
Tutte queste preperazioni vanno bene per intolleranti al glutine e celiaci perché totalmente prive di glutine.
Ci tengo a precisarlo perché sono sempre di più le persone che sviluppano problematiche legate al glutine e penso sia giusto pensare anche a loro.
Per altro, e avremo modo di parlarne, meno glutine arriva sulle nostre tavole in generale, meglio è, dunque impariamo come si fa!
Abbiamo qui trattato il "modello base" della frittata. Se volete aggiungervi, per esempio, delle verdure, ricordate di farle rosolare prima di aggiungervi al frittata, o nel caso la cuociate al forno, di metterle, una volta rosolate, dentro il composto che avete preparato per la vostra frittata prima di infornarlo.
La frittata è un piatto semplice, da consumare caldo o freddo, come piatto di portata o dentro delle insalatone, a quadrotti come aperitivo o tritata dentro una buona zuppa calda (alla moda degli abitanti delle nazioni germaniche...da provare perché è una vera delizia!).
Però c'è un punto caldo. Già vi vedo, mentre, a qualcuno di voi balena questo pensiero: ma le uova? Non sono un problema? Per il colesterolo?
Vi svelo, allora, una cosa: le uova non sono ASSOLUTAMENTE un problema.
Scordatevi chi vi ha terrorizzato per anni dicendovi che due uova a pranzo vi imbottivano di colesterolo fino alle midolla.
Ricordiamoci che un po' di colesterolo a noi serve!
E' il costituente fondamentale delle nostre cellule, delle membrane che le tengono insieme!
Se non avessimo un po' di colesterolo in circolo, ci "disfaceremmo"!
Inoltre nelle uova, a fronte di una certa quota di colesterolo, si trovano per la maggior parte grassi monoinsaturi e polinsaturi i quali, come ben sappiamo, sono alleati della nostra salute.
Sono poi ricche di proteine nobili che il nostro organismo utilizza subito per il proprio buon funzionamento.
Buonissimo poi l'apporto di vitamine, tra cui folati in quantità ottima, sali minerali e calcio (in forma direttamente disponibile per il nostro organismo, dunque importantissime da questo punto di vista!).
Se vogliamo seguire, come sarebbe auspicabile, un regime alimentare nel quale la carne, e in particolare le carni rosse, vengono fortemente limitate o escluse, le uova sono un ottimo alimento che offre innumerevoli vantaggi.
Cerchiamo solo, come per tutte le cose, di non esagerare.
Due uova a settimana, come pasto singolo, vanno più che bene.
Contiamo poi anche le uova che possiamo usare per farci biscotti o torte, e possiamo arrivare a 4-5 (in totale...cioè le due sopracitate, più altre 3 al massimo) senza grossi problemi.
Oltre, diventa eccessivo. Perché? Volendo, e alcuni lo sostengono, potremmo consumare un uovo al giorno, ogni giorno della settimana, e la nostra salute non ne risentirebbe.
Ma teniamo presente che, troppo spesso, tendiamo a consumare molti prodotti contenenti uova, senza che ce ne accorgiamo (budini, creme, paste all'uovo, maionese ecc...) e dunque si può facilmente eccedere.
Impariamo a regolarci.
Magari, come dico spesso, ascoltandoci.
Cerchiamo poi scegliere uova di galline allevate a terra, in condizioni di vita sostenibili ed eticamente corrette, e se ne abbiamo la possibilità, magari, prese direttamente dall'allevatore. Ne guadagneranno le galline e la nostra salute!
E con questo vi saluto.
Per qualsiasi dubbio e/o suggerimento, sono qui.
sabato 30 marzo 2013
Pasqua è Rinascita.
Viviamo i giorni della settimana santa. Viviamo i giorni che precedono la Pasqua. I giorni in cui, simbolicamente, si discende nelle Tenebre, nella Morte, nell'Oscurità, per poi risalire verso la Luce e la Vita.
Lungi dall'essere un rito esclusivamente cristiano, questo periodo dell'anno, rappresenta, fin dall'antichità, un momento di passaggio, in armonia con il Creato che si Rinnova e Rinasce dopo il lungo e buio inverno.
Secondo l'astrologia millenaria, ma anche secondo le tradizioni spirituali più consolidate, sarebbe questo il momento in cui ogni Nuovo Ciclo prende il via.
Approfittiamo dunque di questo momento particolare per liberarci delle Energie Morte che non ci servono più e rivestiamoci di una Nuova e Luminosa Forza.
Se abbiamo voglia, facciamo questa piccola visualizzazione, che può aiutarci:
Seduti su una sedia, con le gambe ben parallele e le piante dei piedi aderenti a terra, occhi chiusi, mani sulle ginocchia, inspiriamo ed espiriamo profondamente. Ad ogni inspiro visualizziamo una nuvola luminosa che entra dalle nostre narici e si diffonde in tutto il nostro corpo. Ad ogni espiro una nuvola grigia e densa che esce dalle nostre narici. La luce è Nuova Energia che nutre e purifica il nostro Corpo, la nostra Mente e il nostro Spirito. La nube grigia la vecchia energia, tutto ciò che è di scarto, che ci appesantisce, che esce e si allontana da noi.
Ripetiamo questa visualizzazione finchè sentiamo che ci è utile.
Non vi dirò: una, due...cinque...dieci...volte.
Decidete voi.
Ascoltatevi.
Sentite quando è sufficiente e buono per voi.
Anche questo è esercizio di auto-consapevolezza.
E Buona Rinascita!
Lungi dall'essere un rito esclusivamente cristiano, questo periodo dell'anno, rappresenta, fin dall'antichità, un momento di passaggio, in armonia con il Creato che si Rinnova e Rinasce dopo il lungo e buio inverno.
Secondo l'astrologia millenaria, ma anche secondo le tradizioni spirituali più consolidate, sarebbe questo il momento in cui ogni Nuovo Ciclo prende il via.
Approfittiamo dunque di questo momento particolare per liberarci delle Energie Morte che non ci servono più e rivestiamoci di una Nuova e Luminosa Forza.
Se abbiamo voglia, facciamo questa piccola visualizzazione, che può aiutarci:
Seduti su una sedia, con le gambe ben parallele e le piante dei piedi aderenti a terra, occhi chiusi, mani sulle ginocchia, inspiriamo ed espiriamo profondamente. Ad ogni inspiro visualizziamo una nuvola luminosa che entra dalle nostre narici e si diffonde in tutto il nostro corpo. Ad ogni espiro una nuvola grigia e densa che esce dalle nostre narici. La luce è Nuova Energia che nutre e purifica il nostro Corpo, la nostra Mente e il nostro Spirito. La nube grigia la vecchia energia, tutto ciò che è di scarto, che ci appesantisce, che esce e si allontana da noi.
Ripetiamo questa visualizzazione finchè sentiamo che ci è utile.
Non vi dirò: una, due...cinque...dieci...volte.
Decidete voi.
Ascoltatevi.
Sentite quando è sufficiente e buono per voi.
Anche questo è esercizio di auto-consapevolezza.
E Buona Rinascita!
giovedì 28 marzo 2013
sabato 23 marzo 2013
La meditazione del cibo.
Potrebbe sembrare strano accostare due termini così lontani, apparentemente, gli uni dagli altri.
Eppure se mi seguite vedremo insieme come "meditazione" e "cibo" possano essere e, anzi, debbano diventare, sempre più alleati nel nostro vivere quotidiano.Si potrebbe affrontare il discorso da mille punti di partenza, ed angolature, differenti, e ciascuno di questi discorsi avrebbe un senso e una importanza vitale.
Sul legame tra cibo e meditazione potremmo discorrere per anni.
Io però ho scelto un titolo in particolare, che racchiude in se' il senso di quello di cui voglio parlare con voi oggi, che è "la meditazione del cibo".
Prima di proseguire vi faccio una domanda:
quanto tempo impiegate, solitamente, per consumare un pasto?
In base alla risposta che vi darete, saprete poi come leggere e interpretare quello che scriverò qui di seguito.
E' raro che un medico, un dietologo, un nutrizionista o uno specialista in campo alimentare, faccia questa domanda a chi ha davanti nel suo studio, eppure è un punto molto importante, dal quale partire.
Spesso, troppo spesso (aimhè) siamo abituati a mangiare in velocità, i tempi stretti degli impegni quotidiani a incalzare la nostra mente e i muscoli tesi e contratti nell'asia del "fare in fretta".
Come pensate che possa essere processato e metabolizzato, così, il nutrimento che il cibo che consumiamo dovrebbe darci?
Come diventa parte di noi, se facciamo tutto molto velocemente e quasi non ci accorgiamo di quello che stiamo mangiando?
Fisiologicamente, ci sono delle conseguenze che sono le prime e più visibili e percepibili:
mangiando in fretta ingurgitiamo tanta aria, e ci sentiamo poi gonfi e appesantiti,
mangiando in fretta non ci concediamo il tempo necessario per masticare bene, a lungo, e con attenzione, i bocconi che arrivano nella nostra bocca, e cosi la digestione diventa difficile e affannosa,
mangiando in fretta non ci rendiamo conto di quanto stiamo mangiano e perdiamo il contatto con le sensazioni interne che ci dicono quando smettere di mangiare perché sazi e "a posto" dal punto di vista nutrizionale, questo ci porta ad eccedere e ad accumulare peso in più.
Ci sono poi altri effetti che non sono visibili direttamente, ad occhio e a sensazioni "nudi", ma che si stratificano e solidificano dentro di noi con tenacia e resistenza, a meno di non porre rimedio, con la consapevolezza e l'attenzione, e con un diverso modo di approcciarsi agli alimenti.
Effetti che definirei energetici, perché il cibo non è solo materia organica e fisica ma anche energetica e sottile. Questo ha a che fare con la meditazione, ma ha le sue radici nella concretissima biochimica del funzionamento del nostro organismo.
Noi siamo molecole ed energia.
Ad un livello microscopico.
Molecole ed energia che sono i mattoni sui quali si costruiscono cellule e tessuti. Organi ed apparati.
Siamo, in un parola, modellati su uno "stampo" infintesimale ed energetico che il cibo che assumiamo ha, in larga parte, il compito di sostenere, modificare e nutrire.
Perché questo accada il cibo deve essere sminuzzato e triturato in parti piccolissime dal nostro apparato boccale, in prima istanza, e poi dallo stomaco e dal primo tratto dell'intestino tenue.
Questo permette alle molecole "intrappolate" nel cibo di rendersi disponibili per l'uso.
Le molecole sono anche energia e l'energia, contenuta nel cibo e liberata con una buona e prolungata masticazione, è in grado di agire a diversi livelli.
Oltre ad essere usata per le reazioni biochimiche essa entra a far parte anche del nostro campo energetico, conosciuto fin dall'antichità, e che la scienza odierna indentifica come un campo elettromagnetico che ogni essere vivente, in quanto tale, presenta e irradia.
Campo responsabile del nostro benessere fisico, emotivo, psicologico e spirituale.
Appare quindi chiaro che se ci concediamo tutto il tempo necessario per dedicarci al nutrimento e al cibo che abbiamo di fronte, se mastichiamo bene e con calma, sminuzzando il più possibile il cibo che ingeriamo, se lasciamo al nostro organismo tutto il tempo che gli serve per ricevere ed assimilare gli alimenti che gli forniamo, ne guadagneremo sia in salute fisica che psicologica e spirituale.
Facciamo in modo che ogni pasto sia consumato con il tempo che occorre. Senza fretta. Riducendo per quanto possibile l'ansia degli impegni del poi.
Sediamoci comodi, davanti ad una tavola apparecchiata con un po' di attenzione e cura, per far godere anche la vista e per darci sensazioni buone e positive.
Se mangiamo fuori, cerchiamo il più possibile di metterci a nostro agio, in un ambiente confortevole e accogliente.
Ricerchiamo la lentezza partendo anche dai gesti. Ascoltiamoci mentre mangiamo e osserviamo ogni particolare di quello che abbiamo nel piatto, delle sensazioni che ci da, se è salato o dolce, aspro o amaro, ascoltiamo i sapori e la consistenza. Facciamo ogni tanto dei lunghi respiri, perché più ossigeno immagazziniamo e meglio sarà metabolizzato quello che mangiamo.
Ascoltiamo i nostri stati d'animo, poi, quando ci sediamo a tavola.
Come arrivamo?
Arrabbiati, nervosi, sereni, tristi, riposati, stanchi ecc....?
Ciascuno di questi diversi stati d'animo influenzerà in qualche modo il nostro pranzo e se ci alleniamo a diventarne consapevoli, impareremo a comprendere sempre meglio come e perché.
Io la chiamo "la meditazione del cibo".
Mangiare è anche meditazione.
Nel senso che io do a questa parola che è:
rallentare, fermarsi, ascoltare, tornare all'interno di noi (siamo sempre, troppo, proiettati all'esterno e perdiamo contatto con il nostro mondo interiore).
Questo apre, come ogni forma di meditazione e introspezione, nuove vie di conoscenza e di scoperta.
Che mai avremmo pensato.
Provare per credere.
martedì 12 marzo 2013
Salute: Asl Milano a medici, prescrivete dieta vegana ai diabetici
Milano,
7 mar. (Adnkronos Salute) – "Hai il diabete? Diventa vegano".
A breve questo potrebbe essere lo stralcio di una conversazione
medico-paziente a Milano. Perché la nuova linea suggerita dall'Asl
del capoluogo lombardo ai camici bianchi, sulla base degli ultimi
studi in materia, è proprio quella di prescrivere una svolta
alimentare a chi combatte con il diabete di tipo 2. Una svolta che
porta all'addio alle carni. "Dieta vegana, oppure mediterranea
correttamente impostata, attività fisica, cessazione dal fumo".
Ecco le prime 'terapie' da indicare ai pazienti, secondo quanto viene
riportato in un documento "destinato a 1.100 medici di medicina
generale della metropoli e a specialisti in forze negli ospedali",
spiega Alberto Donzelli, direttore del Servizio educazione
all'appropriatezza dell'Asl di Milano, anima del progetto.
Per approfondire: http://www.adnkronos.com/IGN/Daily_Life/Benessere/?id=3.1.4256700116Ricetta: Muffins di grano saraceno.
Il grano saraceno è un cereale forse poco conosciuto e usato. E' un peccato perché ha moltissime virtù e proprietà nutrizionali ottime. E' ricco in vitamine del gruppo B, che sono molto importanti per tutti ma soprattutto per vegetariani e vegani i quali hanno sempre bisogno di mantenere un buon livello di queste sostanze vitali, seguendo una alimentazione che esclude molti alimenti ricchi in vitamine del complesso B, di sali minerali (tra i quali spiccano ferro e magnesio) e di proteine nobili il cui valore nutrizionale non ha nulla da invidiare a quelle della soia e della carne. Sembra, inoltre, che, oltre a costituire un cibo protettivo nei confronti del rischio vascolare, sia molto promettente nel coadiuvare la regolarizzazione della glicemia e quindi particolarmente interessante per i soggetti affetti da diabete di tipo 2, grazie a una sostanza in esso contenuta, il chinositolo.
Il grano saraceno è anche rinfrescante, diuretico e rivitalizzante. E' molto indicato, visto il suo valore nutrizionale, nelle convalescenze e negli stati di "deperimento" organico.
E' privo di glutine e quindi utilizzabile dai celiaci e da chi è allergico, o intollerante, con tranquillità.
Si presta a molte preparazioni, salate e dolci. si può trovare in commercio come cereale in seme, o come farina. Oggi ve lo propongo come ingrediente di una ricetta dolce, ottima come prima colazione: i muffins di grano saraceno con nocciole e cioccolato.
Ecco gli ingredienti che occorrono:
150 gr di nocciole tritate
250 gr di farina di grano saraceno
250 gr di farina di grano saraceno
3 uova
250 gr di ricotta
150 gr di zucchero
1 bustina di lievito
100 gr di cioccolato fondente
250 gr di ricotta
150 gr di zucchero
1 bustina di lievito
100 gr di cioccolato fondente
Una volta tritate le nocciole mescolate tutti gli ingredienti tranne il cioccolato, tritato grossolanamente, che metterete per ultimo. Mettere l'impasto, ben amalgamato, negli stampini per muffin o nelle pirottine di carta. Disponete sulla placca del forno e fate cuocere a 180°C per 30 minuti circa.
Si conservano, in un contenitore chiuso, per parecchi giorni e mantengono intatta la loro freschezza.
Vi lascio un esempio di come, con questi dolcetti, sarebbe possibile allestire una buona, e sana, colazione:
1 tazza di caffè/orzo/thè/tisana o un bicchiere di succo di frutta (quello che preferite e siete soliti bere, possibilmente non zuccherati, fate attenzione a quello che riporta la confezione, quando acquistate i succhi di frutta)
2 muffin al grano saraceno
1 frutto a scelta
1 yogurt (possibilmente bianco, senza frutta o aromi aggiunti...la frutta meglio metterla poi, se proprio ne abbiamo voglia...il frutto che abbiamo scelto può essere spezzettato nello yogurt e sarà sicuramente gustosissimo!)
Dico sempre, poi, che sarebbe una buona abitudine mangiare, tutte le mattine, una manciata di frutta secca a scelta (noci, nocciole, mandorle, arachidi ecc...) ricca di antiossidanti e acidi grassi omega 3 e 6. Ma in questo caso abbiamo già le nocciole nei muffins. Ci avantaggiamo!
lunedì 18 febbraio 2013
Psicologia: la nostra prima relazione...e il cibo.
La nostra prima relazione, ha a che fare con il cibo. Sembra incredibile e, magari, non ci si pensa. Eppure l'allattamento è, di fatto, il momento in cui si verifica, si costruisce e si vive la prima e più intensa e fondamentale relazione: quella tra il bambino e la sua mamma. O, se una mamma, purtroppo, non c'è, tra il bambino e la sua figura di accudimento primario (che può essere il papà, la nonna, il nonno, un genitore adottivo, e cosi via...).
Il momento dell'allattamento, che inizia subito dopo la nascita, è un momento molto importante perché ci da il nutrimento necessario che non è solo il latte (materno o artificiale) ma anche il contatto con un corpo caldo, che ci tocca, sorregge, sfiora, accoglie, riscalda. Oltre al contatto fisico c'è poi il contatto oculare, che è altrettanto necessario e nutriente. Pensiamo a cosa rappresenta uno sguardo pieno d'amore e di premura. Cosa trasmette a un bambino cosi piccolo che è già in grado, scordiamoci che non sia cosi, di percepire e comprendere gli stati d'animo altrui e di registrarli come qualcosa di buono o di spaventoso (nel caso invece che premura e amore trovi paura, indifferenza o addirittura risentimento).
L'allattamento al seno, quando è possibile, è certamente preferibile, sia per la composizione unica e splendida del latte materno, che per la possibilità per il bambino di entrare in contatto con il seno materno, che è fatto da Madre Natura in modo perfetto per questo scopo.
Non è comunque vero, come sento dire spesso, che l'allattamento artificiale sia cosi tremendo e che privi il bambino di qualcosa che mai potrà recuperare. Non voglio entrare in questo discorso più di tanto ma ci tengo a chiarire che ci sono casi in cui il latte della mamma non è proprio disponibile e allora, io credo, ci si possa tranquillamente affidare a un latte pensato e creato apposta per i bambini, avendo ben chiaro che nulla del contatto amorevole, sano, ed accogliente, che è cosi importante nell'allattamento, verrà a mancare, se non sarà la mamma, o il genitore o chi per esso a non fornirlo. In altre parole: dipende da come si affronta e vive questo momento.
Non sottovalutiamo il potere dell'Amore Umano!
Ma cosa succede quando un bambino viene tenuto stretto al seno per essere allattato?
La prima cosa che accade è una rivoluzione totale delle proprie sensazioni:
- prima: sensazione di pancia vuota, di malessere, di pericolo, un profondo disagio che fa piangere, spesso cosi angosciosamente, questi piccoli esseri umani
- poi: qualcosa di caldo, buono e che riempie la pancia, arriva dalla mamma e spegne ogni angoscia e turbamento.
Un miracolo!
Dal punto di vista del bambino.
E poi c'è il calore del corpo della mamma, c'è il suo odore, c'è la sua voce e se il tono è caldo e amorevole, è una carezza vera e propria. Ci sono scambi di sguardi infiniti, e messaggi silenziosi che attraversano l'aria.
Qualcosa che il bambino non può che conservare dentro di se come una immagine, una sensazione, una situazione (un ricordo!) buono e bello.
Ma questo ricordo buono e bello ha in se' anche altre informazioni:
- il bambino impara, un pasto dopo l'altro, un giorno dopo l'altro, che quel qualcosa di buono e di bello gli arriva da fuori. Impara che esiste un mondo esterno a lui. E questa è una scoperta insieme sorprendente e fondamentale. Perché lo aiuta a definire quello che lui è! Se capisco che esiste un mondo fuori di me, allora capisco anche che io esisto come essere distinto dal mondo. Che importanza! Jung la chiamava "individuazione". Essere uno, un "ego" (non nel senso egoistico del termine, negativo, dato dalla nostra società e da un certo moralismo bigotto, ma nel senso di Essere Vivente su questo pianeta, singolo, unico, irripetibile). Costruire dei limiti che separano il dentro dal fuori. Grazie al contenimento materno.
- se il bambino capisce che lui è lui e il mondo esterno è altro da se', inizia a capire anche che il suo sostentamento e nutrimento viene da questo esterno che è altro da se'. Cosa comporta questa scoperta? Se il nutrimento viene da fuori, se le cose buone vengono da fuori, devo darmi da fare, io, bambino, io, persona, io Essere Umano, per andare a cercarle, per creare opportunità, per farle arrivare a me. Se rimango passivo e mi immagino soltanto che accadano, farò dei bellissimi sogni ad occhi aperti ma non arriverà nulla! Io, bambino piccolo, se voglio il cibo, devo piangere, strillare, far capire alla mamma che ho fame, fare in modo che mi dia da mangiare. Questa è la prima volta che, se tutto va bene, e comprendiamo che è necessario fare cosi, siamo in grado di farci sentire per ottenere quello di cui abbiamo bisogno, e siamo in grado di agire per far si che accada. Capite quanto è importante?
Dunque è naturale, considerando che cibo e formazione di un Essere Umano, sono cosi strettamente legati, da subito, vedere poi come, crescendo, evolvendo, imparando, formandoci e sperimentando, il legame degli alimenti di cui ci nutriamo con il nostro mondo interiore e delle emozioni, sia cosi strettamente determinato e cosi forte...fino alla conclusione della nostra esistenza terrena.
Risulta comprensibile quanto risulti fortemente intrecciato con la nostra vita psichica, i nostri pensieri, le sensazioni e i vissuti che ci portiamo dentro.
Spesso mangiamo per rabbia, tristezza, noia ricercando nel cibo quella antica consolazione che ci dava il seno materno. A volte si vive un rapporto conflittuale con il cibo, da cui discendono disturbi di vario genere e natura, alla ricerca spasmodica di quel conforto che invece, per qualche motivo, ci è mancato. Altre volte il cibo diventa un tappo che spinge giu' emozioni e pensieri con i quali non vogliamo avere a che fare, o per non sentire un vuoto che non vogliamo indagare.
Lo stomaco si chiude in preda all'ansia o una nausea profonda esprime un rifiuto del mondo o di situazioni o persone...
Comunque la si guardi, il cibo è sempre molto di più di un semplice insieme di molecole e composti chimici. Investito degli echi di quella prima vitale relazione ha molto a che fare con Noi.
Anche per questo motivo, iniziare a preoccuparsi del nostro rapporto con il cibo e di cosa mangiamo, è un passo importante sul cammino di consapevolezza e di cura di se stessi.
Un modo per volersi bene e per cercare di conoscersi...
Il momento dell'allattamento, che inizia subito dopo la nascita, è un momento molto importante perché ci da il nutrimento necessario che non è solo il latte (materno o artificiale) ma anche il contatto con un corpo caldo, che ci tocca, sorregge, sfiora, accoglie, riscalda. Oltre al contatto fisico c'è poi il contatto oculare, che è altrettanto necessario e nutriente. Pensiamo a cosa rappresenta uno sguardo pieno d'amore e di premura. Cosa trasmette a un bambino cosi piccolo che è già in grado, scordiamoci che non sia cosi, di percepire e comprendere gli stati d'animo altrui e di registrarli come qualcosa di buono o di spaventoso (nel caso invece che premura e amore trovi paura, indifferenza o addirittura risentimento).
L'allattamento al seno, quando è possibile, è certamente preferibile, sia per la composizione unica e splendida del latte materno, che per la possibilità per il bambino di entrare in contatto con il seno materno, che è fatto da Madre Natura in modo perfetto per questo scopo.
Non è comunque vero, come sento dire spesso, che l'allattamento artificiale sia cosi tremendo e che privi il bambino di qualcosa che mai potrà recuperare. Non voglio entrare in questo discorso più di tanto ma ci tengo a chiarire che ci sono casi in cui il latte della mamma non è proprio disponibile e allora, io credo, ci si possa tranquillamente affidare a un latte pensato e creato apposta per i bambini, avendo ben chiaro che nulla del contatto amorevole, sano, ed accogliente, che è cosi importante nell'allattamento, verrà a mancare, se non sarà la mamma, o il genitore o chi per esso a non fornirlo. In altre parole: dipende da come si affronta e vive questo momento.
Non sottovalutiamo il potere dell'Amore Umano!
Ma cosa succede quando un bambino viene tenuto stretto al seno per essere allattato?
La prima cosa che accade è una rivoluzione totale delle proprie sensazioni:
- prima: sensazione di pancia vuota, di malessere, di pericolo, un profondo disagio che fa piangere, spesso cosi angosciosamente, questi piccoli esseri umani
- poi: qualcosa di caldo, buono e che riempie la pancia, arriva dalla mamma e spegne ogni angoscia e turbamento.
Un miracolo!
Dal punto di vista del bambino.
E poi c'è il calore del corpo della mamma, c'è il suo odore, c'è la sua voce e se il tono è caldo e amorevole, è una carezza vera e propria. Ci sono scambi di sguardi infiniti, e messaggi silenziosi che attraversano l'aria.
Qualcosa che il bambino non può che conservare dentro di se come una immagine, una sensazione, una situazione (un ricordo!) buono e bello.
Ma questo ricordo buono e bello ha in se' anche altre informazioni:
- il bambino impara, un pasto dopo l'altro, un giorno dopo l'altro, che quel qualcosa di buono e di bello gli arriva da fuori. Impara che esiste un mondo esterno a lui. E questa è una scoperta insieme sorprendente e fondamentale. Perché lo aiuta a definire quello che lui è! Se capisco che esiste un mondo fuori di me, allora capisco anche che io esisto come essere distinto dal mondo. Che importanza! Jung la chiamava "individuazione". Essere uno, un "ego" (non nel senso egoistico del termine, negativo, dato dalla nostra società e da un certo moralismo bigotto, ma nel senso di Essere Vivente su questo pianeta, singolo, unico, irripetibile). Costruire dei limiti che separano il dentro dal fuori. Grazie al contenimento materno.
- se il bambino capisce che lui è lui e il mondo esterno è altro da se', inizia a capire anche che il suo sostentamento e nutrimento viene da questo esterno che è altro da se'. Cosa comporta questa scoperta? Se il nutrimento viene da fuori, se le cose buone vengono da fuori, devo darmi da fare, io, bambino, io, persona, io Essere Umano, per andare a cercarle, per creare opportunità, per farle arrivare a me. Se rimango passivo e mi immagino soltanto che accadano, farò dei bellissimi sogni ad occhi aperti ma non arriverà nulla! Io, bambino piccolo, se voglio il cibo, devo piangere, strillare, far capire alla mamma che ho fame, fare in modo che mi dia da mangiare. Questa è la prima volta che, se tutto va bene, e comprendiamo che è necessario fare cosi, siamo in grado di farci sentire per ottenere quello di cui abbiamo bisogno, e siamo in grado di agire per far si che accada. Capite quanto è importante?
Dunque è naturale, considerando che cibo e formazione di un Essere Umano, sono cosi strettamente legati, da subito, vedere poi come, crescendo, evolvendo, imparando, formandoci e sperimentando, il legame degli alimenti di cui ci nutriamo con il nostro mondo interiore e delle emozioni, sia cosi strettamente determinato e cosi forte...fino alla conclusione della nostra esistenza terrena.
Risulta comprensibile quanto risulti fortemente intrecciato con la nostra vita psichica, i nostri pensieri, le sensazioni e i vissuti che ci portiamo dentro.
Spesso mangiamo per rabbia, tristezza, noia ricercando nel cibo quella antica consolazione che ci dava il seno materno. A volte si vive un rapporto conflittuale con il cibo, da cui discendono disturbi di vario genere e natura, alla ricerca spasmodica di quel conforto che invece, per qualche motivo, ci è mancato. Altre volte il cibo diventa un tappo che spinge giu' emozioni e pensieri con i quali non vogliamo avere a che fare, o per non sentire un vuoto che non vogliamo indagare.
Lo stomaco si chiude in preda all'ansia o una nausea profonda esprime un rifiuto del mondo o di situazioni o persone...
Comunque la si guardi, il cibo è sempre molto di più di un semplice insieme di molecole e composti chimici. Investito degli echi di quella prima vitale relazione ha molto a che fare con Noi.
Anche per questo motivo, iniziare a preoccuparsi del nostro rapporto con il cibo e di cosa mangiamo, è un passo importante sul cammino di consapevolezza e di cura di se stessi.
Un modo per volersi bene e per cercare di conoscersi...
venerdì 8 febbraio 2013
Evento: Presentazione del libro "I fiori di Bach".
PRESENTAZIONE DEL
LIBRO
I FIORI DI
BACH
di Lina
Malfiore
che si
terrà
VENERDì 1 MARZO
2013
alle ore
18,30
presso la
LIBRERIA DEL
CORSO
Corso Matteotti
- VARESE
mercoledì 6 febbraio 2013
Ricetta: piatto unico di tofu, radicchio e topinambur
Ecco un'altra ricetta, ormai collaudata e sperimentata e gustata da tempo! La voglio condividere con voi perché è, a mio parere, un concentrato di buoni nutrienti, sapori e, non meno importante, un pasto interamente a PRAL negativo.
(vi ricordate il discorso che facevamo qui? http://ciboenanima.blogspot.it/2013/01/il-mondo-vegetale-frutta-verdura-tuberi.html ).
Un pasto completamente privo di proteine animali e, nonostante questo, ricco di proteine nobili, calcio e altri nutrienti molto importanti per la nostra salute.
Prima di passare alla ricetta, vediamoli insieme.
IL TOFU viene anche detto "formaggio di soia" in quanto si ottiene da un procedimento di cagliatura che è, in tutto e per tutto, simile a quello che si utilizza per ottenere il formaggio da latte animale.
Con l'unica differenza che:
- il latte è di soia (quindi vegetale)
- il caglio è vegetale (e non, come puo' accadere per alcuni formaggi fatti con latte animale, di origine anch'esso animale).
Le virtù del TOFU sono molteplici. Le proteine nobili e il calcio presenti in questo piatto vengono essenzialmente da questo preparato vegetale. Tra gli amminoacidi importanti contenuti nel Tofu abbiamo Lisina, Metionina e Cisteina, che fanno parte dei 10 amminoacidi essenziali per la nostra sopravvivenza. Il calcio è addirittura di più di quello contenuto nel latte e nei formaggi vaccini (circa il 20% in più). E' ricco di fitoestrogeni, i più noti gli Isoflavoni, i quali, esattamente come quelli contenuti in Cavolfiori, Cavolini di Bruxelles, Broccoletti e tutte le Brassicacee in generale, sembrano avere un effetto benefico sul quadro ormonale femminile, regolarizzando il ciclo mestruale, proteggendo dal cancro al seno e coadiuvando nello smorzare e diluire gli effetti della menopausa.
Inoltre è ricco di minerali benefici come ferro, forsforo e potassio.
Senza dimenticare l'effetto positivo nella regolarizzazione dei livelli di colesterolo ematico.
Del resto il Tofu si ottiene dai semi della soia,che è un legume, una sorta di piccolo "fagiolo" dalle mille virtù.
Non alza la glicemia e dunque è ottimo per chiunque abbia problemi in questo senso, per i diabetici ma in generale per chiunque, tenendo presente che spesso, innalzamenti troppo repentini della glicemia, posso dare squilibri metabolici, ritenzione idrica e gonfiore.
Il RADICCHIO.
Ottimo prodotto della nostra terra italiana, PRECOCE o TARDIVO (si differenzia in base al periodo di raccolta: il precoce è autunnale, il tardivo è più invernale) è ricco di fitonutrienti importantissimi. Classificato tra le "verdure amare" ha un effetto depurativo sul fegato e su l'intero organismo. Il principio amaro della Intibina è un toccasana per le vie epatiche e biliari.
E' inoltre ricco di potassio, fosforo, magnesio, ferro, manganese e, udite udite, calcio (anche qui...chissà come siamo abituati a pensare al calcio come un'esclusiva di latte, latticini e in generale quindi di cibi di origine animale. Invece la natura ne è ricca!).
Il radicchio è inoltre ricco in Tannini, che sono le sostanze che gli conferiscono il tipico colore rosso, i quali sono antiossidanti naturali estremamente potenti.
IL TOPINAMBUR è un vegetale molto particolare. Forse poco noto ma molto, molto interessante.
E' un tubero che si presta a tutte le preparazioni che siamo soliti fare con le patate. Con il vantaggio di non essere una Solenacea (e di essere quindi privo della Solanina che abbiamo visto essere potenzialmente tossica, in accumulo) e di non contenere i carboidrati complessi tipici della patata, i quali sono solitamente responsabili di un picco della glicemia ematica molto consistente (e per questo è, in genere, preferibile evitarla se si soffre di diabete). Al posto di questi carboidrati complessi, il Tobinambur contiene l'Inulina che è una fibra solubile dai molti benefici, avendo non solo indice glicemico basso, ma anche la capacità, in studio in tempi recenti, di regolarizzare il ritmo circadiano dell'Insulina stessa. Altre virtù dell'Inulina sono:
- riduzione del il colesterolo e dei trigliceridi nel sangue
- antispastico e e riduzione dei gas a livello intestinale,
- riequilibrio della flora intestinale (aumenta i bifidobatteri positivi, importanti per la corretta
digestione e la salute del colon e contemporaneamente riduce significativamente i batteri
ritenuti nocivi.
Dopo questo preambolo articolato, veniamo alla ricetta.
Le dosi che metto qui sopra sono per una persona. Dovendo preparare per più persone, fate le adeguate proporzioni.
INGREDIENTI
3 topinambur di medie dimensioni
150 gr di tofu al naturale
3 belle manciate di radicchio tagliato sottile
salsa di soia per sfumare
PROCEDIMENTO
In una padella antiaderente, con un filo d'olio, mettete a rosolare i topinambur, precedentemente sbucciati e tagliati a fette sottili. Una volta che saranno ben dorati aggiungete il tofu tagliato in quadretti. Trascorso qualche minuto, capirete che è il momento dalla doratura dei quadretti di tofu, sfumate con un poco di salsa di soia. Come ultimo ingrediente aggiungiamo il radicchio tagliato sottile e mescoliamo velocemente. Il radicchio deve appassire solo leggermente, ma conservare intatto tutto il suo gusto e la sua freschezza.
A questo punto togliere dal fuoco e impiattare.
E buon appetito!
Naturalmente:
che gli ingredienti siano, per quanto possibile, biologici!
Sicuramente per quanto riguarda il Tofu che, se preso al supermercato, ha veramente tutta un'altra consistenza, odore, sapore.
Se avete voglia fate una prova: provate a prenderlo in un negozio biologico e poi provate quello del supermercato. Non ho dubbi su quale poi deciderete di prediligere.
Se poi non vi piace il radicchio, o vi andasse di preparare questo piatto fuori dalla stagionalità di questo prodotto, si possono tranquillamente usare altre insalate. Rimane sempre un ottimo piatto!
Alla prossima ricetta!.
venerdì 18 gennaio 2013
Il mondo vegetale: frutta, verdura, tuberi e legumi.
Eccoci ad un altra puntata riguardante la conoscenza di quello che mangiamo e degli effetti che questo ha sul nostro organismo.
Dopo proteine di origine animale e zuccheri, parliamo di tutto quanto attiene al mondo vegetale e agli zuccheri, o carboidrati, complessi.
La richezza del mondo vegetale.
La natura è estremamente ricca, piena di vita, di cibo. Tutto quanto ha origine da un seme, che dall'oscurità e dal calore della terra, cresce bucando la superficie del nostro pianeta e dirigendosi a pieno vigore verso il sole e il cielo, ci apporta un nutrimento buono, di per se', per il corpo, per l'anima e per la mente.
Basta pensare a qualcosa di molto semplice, evidente, li davanti ai nostri occhi: qualcosa che cresce è vivo!
Se qualcuno di voi ha la fortuna di poter fare l'esperienza di un orto, si rende conto di questo ogni giorno.
Le piante del nostro giardino assorbono continuamente la luce del sole, l'acqua e i sali minerali del terreno, le sostanze nutritive che servono non solo di giorno in giorno, ma addirittura di ora in ora, di minuto in minuto, in continua sintonia con quello che succede attorno a loro, con le altre piante, gli insetti, le infinite minuscole forme di vita che popolano l'ambiente.
Un orto, anche piccolo, è un microcosmo perfettamente equilibriato, sintonico, quasi una sola entità in continua comunicazione tra le sue parti e con il tutto.
Già solo osservando questo, sia da un punto di vista prettamente materiale e biochimico (reazioni chimiche, assorbimento e cessione di energia, scambi ormonali e moltiplicazioni cellulari) che da un punto di vista più sottile (assorbimento del cosiddetto "prana" o energia dell'Universo che permea il nostro pianeta, assorbimento delle energie telluriche, interazione tra campi energetici delle singole piante e degli insetti, dei microrganismi e di ogni possibile forma di vita presente) siamo in grado di comprendere quanto un cibo di origine vegetale sia estremamente più ricco, nutriente e vitale di un cibo di origine animale (che è spesso ottenuto da animali morti e/o subisce numerose trasformazioni prima di finire sulla nostra tavola, dunque perde, molto spesso, tante delle sue caratteristiche originali e "naturali").
(Anche il cibo di origine vegetale può essere sottoposto a processi di raffinazione trasformazione, che possono compromettere le caratteristiche di origine e far perdere molti nutrienti e componenti preziosi. Per questo nutrizionisti e studiosi della alimentazione sono soliti consigliare di consumare cibi il più possibile vicini al loro stato naturale. Vedremo quanto questo risulta importante quando si parla di carboidrati complessi)
Se poi andiamo studiare la letteratura scientifica, ci rendiamo conto che esiste un motivo in più per preferire, nella nostra alimentazione, alimenti di origine vegetale.
Questo motivo fa riferimento a una caratteristica del nostro organismo che è quella di riuscire a mantenere costate il pH del sangue e dei tessuti. Il valore di questo indice, che quando è basso indica una acidità maggiore, mentre quando è alto indica una situazione opposta all'acidità che è definita alcalinità, deve restare nel range considerato di equilibrio per il nostro sangue e per i tessuti del nostro organismo, che è intorno a 7.
L'alimentazione è uno dei principali fattori in grado di spostare il valore del pH endogeno e tutti i cibi che ingeriamo possono essere classificati in base al loro "potere" acidificante (i valori del pH si spostano verso l'acidità) o alcalinizzate (i valori di pH si alzano).
Chiariamo che parlare di potere acidificante o alcanizzante non fa riferimento a cibi acidi o meno acidi come per esempio un limone che è più acido di un bicchiere di latte, ma di tutt'altro!
Stiamo cioè valutando come un determinato cibo, una volta ingerito, digerito e metabolizzato può influenzare il valore di pH del nostro organismo.
Paradossalmente, da questo punto di vista, il ragionamento si svolge al contrario: il bicchiere di latte è più acidificante di un limone!
Nella nostra alimentazione occorre prediligere cibi alcalinizzanti. Vediamo di capire perché.
Uno spostamento del pH endogeno verso valori di acidità mobilita un sistema tampone tipico del nostro organismo, il quale riporta il pH entro valori accettabili ma che fa capo a vie metaboliche in grado di recuperare sali minerali, vitamine e ioni alcalinizzanti che il nostro organismo ha precedentemente accumulato come depositi tissutali quali, ad esempio, e tipicamente, le ossa (calcio). Questo comporta, in presenza di una situazione di acidosi, la perdita di parte del calcio e della parte minerale delle ossa, con aumento del rischio di osteporosi. Accanto a questo si realizza una situazione di acidosi diffusa in tutto il corpo che provoca dismetabolismi e problemi infiammatori generalizzati.
I cibi alcalinizzanti, se introdotti con regolarità e in quantità maggiore rispetto ai cibi acidificanti, permettono al sistema tampone del nostro organismo di entrare in funzione, quando necessario, senza attingere alle scorte di minerali, calcio e vitamine accumulate nel nostro organismo. Questo perché i cibi alcalinizzanti sono naturalmente ricchi di vitamine, calcio e minerali!
Immagino che a questo punto avrete già capito quali possono essere i cibi alcalinizzanti, ma se non fosse cosi sono bel lieta di illuminarvi a riguardo.
Cibi alcanizzanti sono:
verdure, ortaggi, tuberi, legumi, frutta fresca, frutta secca e semi oleaginosi.
Tutto quanto la natura ci offre in abbondanza.
Cibi invece acidificanti e dunque "pericolosi" per la nostra salute se consumati in eccesso, sono:
- latte, latticini, carne di tutti i tipi, pesce, formaggi, uova e carboidrati soprattutto se raffinati.
Ancora una volta: prodotti di origine animale risultano sfavorire la nostra salute se consumati frequentemente, mentre il contrario avviene per alimenti di origine vegetale. Ancora una volta troviamo un messaggio chiaro a questo riguardo.
Vi faccio poi notare un paradosso.
Comunemente ci sente consigliare, anche da medici, di consumare grossi quantitativi di latte e latticini perché ritenuti fonte di abbondante calcio e protezione contro l'osteoporosi.
In verità, abbiamo appena visto che, essendo questi alimenti con potere acidificante, se consumati troppo frequentemente vanno ad intaccare le riserve di calcio endogene e a far, pian, piano, scomparire la massa ossea e quindi il calcio!
Come dire: osteoporosi assicurata!
Chiaro che occorre usare il buon senso. Nessun cibo, e lo dico e lo ripeto sempre, è dannoso e nocivo in se. Non sto dicendo di eliminare tutti i latticini dalla nostra alimentazione. E' evidente però che non bisogna abusarne, che la dieta deve essere il più possibile ricca e variata e che occorre sapere che a volte i messaggi che ci vengono inviati non sono molto chiari e affidabili.
Per indicare il potere acidificante o alcanizzante di un alimento, viene usato un indice che è il PRAL o Potential Renal Acid Load (Carico Acido Renale Potenziale).
Alimenti a PRAL (+) positivo, sono acidificanti
Alimenti a PRAL (-) negativo sono alcalinizzanti.
Un pasto equilibrato dovrebbe bilanciare correttamente alimenti a PRAL negativo con alimenti a PRAL positivo. Quindi, per fare un esempio:
- piatto di riso/pasta/cereali
- verdura/legumi
- frutta fresca e/o secca
Se poi riusciamo a fare un pasto interamente a PRAL negativo, quindi escludendo tutte le proteine di origine animale e tutti carboidrati, ogni tanto, sarebbe sicuramente un momento di depurazione che offriamo al nostro organismo, e un insieme di nutrienti benefici e salutari.
Un esempio potrebbe essere una bella insalatona dove mettiamo tutta la verdura che ci piace e di stagione, con qualche gheriglio di noce o qualche nocciola o pinoli o la frutta secca che più ci piace, e della frutta (la mela e la pera si prestano benissimo).
O ancora, un pasto a base di tofu accompagnato da tuberi o verdure di nostra preferenza, concluso con della frutta fresca e/o secca (una manciata di frutta secca al giorno, fa sempre bene in quanto ricca di grassi omega 3 e 6....parleremo più diffusamente in seguito di questi preziosi alleati per la salute).
Questo perché il tofu si ricava dalla soia, che è un legume ed è quindi a PRAL negativo (ed è uno dei motivi per cui amo molto questo alimento, riguardo al quale faremo sicuramente degli approfondimenti).
Insomma, teniamo presente tutto questo quando cerchiamo di combinare i pasti in modo salubre!
Per concludere la parte dedicata ai vegetali: essi sono anche ricchi di fitonutrienti che sono non solo utili ad avere un adeguato apporto di vitamine, sali minerali e proteine, ma anche ricchi di "messaggi" importanti per la regolazione del nostro metabolismo, che rimane cosi attivo e ben funzionante.
E' poi ormai più che dimostrato che i vegetali, grazie al contenuto in amidi e fibre, influenzano la concentrazione di triptofano, un amminoacido precursore della serotonina, un neurotrasmettitore responsabile del senso di benessere, rilassamento, calma, del comportamento pacifico, della gioia, della socievolezza e di tutto quanto attiene alla sfera dei comportamenti e delle emozioni positive.
Sembra poi che una alimentazione vegetariana sia anche in grado di innalzare le onde alfa, onde cerebrali responsabili del senso di benessere e della vigilanza che si sperimentano, spesso, in meditazione.
Dunque mille e una virtù dei vegetali!
Nella prossima "puntata" ci occuperemo dei carboidrati complessi e vedremo come debbano essere consumati in forma "grezza" e non raffinata, se è possibile.
Dopo proteine di origine animale e zuccheri, parliamo di tutto quanto attiene al mondo vegetale e agli zuccheri, o carboidrati, complessi.
La richezza del mondo vegetale.
La natura è estremamente ricca, piena di vita, di cibo. Tutto quanto ha origine da un seme, che dall'oscurità e dal calore della terra, cresce bucando la superficie del nostro pianeta e dirigendosi a pieno vigore verso il sole e il cielo, ci apporta un nutrimento buono, di per se', per il corpo, per l'anima e per la mente.
Basta pensare a qualcosa di molto semplice, evidente, li davanti ai nostri occhi: qualcosa che cresce è vivo!
Se qualcuno di voi ha la fortuna di poter fare l'esperienza di un orto, si rende conto di questo ogni giorno.
Le piante del nostro giardino assorbono continuamente la luce del sole, l'acqua e i sali minerali del terreno, le sostanze nutritive che servono non solo di giorno in giorno, ma addirittura di ora in ora, di minuto in minuto, in continua sintonia con quello che succede attorno a loro, con le altre piante, gli insetti, le infinite minuscole forme di vita che popolano l'ambiente.
Un orto, anche piccolo, è un microcosmo perfettamente equilibriato, sintonico, quasi una sola entità in continua comunicazione tra le sue parti e con il tutto.
Già solo osservando questo, sia da un punto di vista prettamente materiale e biochimico (reazioni chimiche, assorbimento e cessione di energia, scambi ormonali e moltiplicazioni cellulari) che da un punto di vista più sottile (assorbimento del cosiddetto "prana" o energia dell'Universo che permea il nostro pianeta, assorbimento delle energie telluriche, interazione tra campi energetici delle singole piante e degli insetti, dei microrganismi e di ogni possibile forma di vita presente) siamo in grado di comprendere quanto un cibo di origine vegetale sia estremamente più ricco, nutriente e vitale di un cibo di origine animale (che è spesso ottenuto da animali morti e/o subisce numerose trasformazioni prima di finire sulla nostra tavola, dunque perde, molto spesso, tante delle sue caratteristiche originali e "naturali").
(Anche il cibo di origine vegetale può essere sottoposto a processi di raffinazione trasformazione, che possono compromettere le caratteristiche di origine e far perdere molti nutrienti e componenti preziosi. Per questo nutrizionisti e studiosi della alimentazione sono soliti consigliare di consumare cibi il più possibile vicini al loro stato naturale. Vedremo quanto questo risulta importante quando si parla di carboidrati complessi)
Se poi andiamo studiare la letteratura scientifica, ci rendiamo conto che esiste un motivo in più per preferire, nella nostra alimentazione, alimenti di origine vegetale.
Questo motivo fa riferimento a una caratteristica del nostro organismo che è quella di riuscire a mantenere costate il pH del sangue e dei tessuti. Il valore di questo indice, che quando è basso indica una acidità maggiore, mentre quando è alto indica una situazione opposta all'acidità che è definita alcalinità, deve restare nel range considerato di equilibrio per il nostro sangue e per i tessuti del nostro organismo, che è intorno a 7.
L'alimentazione è uno dei principali fattori in grado di spostare il valore del pH endogeno e tutti i cibi che ingeriamo possono essere classificati in base al loro "potere" acidificante (i valori del pH si spostano verso l'acidità) o alcalinizzate (i valori di pH si alzano).
Chiariamo che parlare di potere acidificante o alcanizzante non fa riferimento a cibi acidi o meno acidi come per esempio un limone che è più acido di un bicchiere di latte, ma di tutt'altro!
Stiamo cioè valutando come un determinato cibo, una volta ingerito, digerito e metabolizzato può influenzare il valore di pH del nostro organismo.
Paradossalmente, da questo punto di vista, il ragionamento si svolge al contrario: il bicchiere di latte è più acidificante di un limone!
Nella nostra alimentazione occorre prediligere cibi alcalinizzanti. Vediamo di capire perché.
Uno spostamento del pH endogeno verso valori di acidità mobilita un sistema tampone tipico del nostro organismo, il quale riporta il pH entro valori accettabili ma che fa capo a vie metaboliche in grado di recuperare sali minerali, vitamine e ioni alcalinizzanti che il nostro organismo ha precedentemente accumulato come depositi tissutali quali, ad esempio, e tipicamente, le ossa (calcio). Questo comporta, in presenza di una situazione di acidosi, la perdita di parte del calcio e della parte minerale delle ossa, con aumento del rischio di osteporosi. Accanto a questo si realizza una situazione di acidosi diffusa in tutto il corpo che provoca dismetabolismi e problemi infiammatori generalizzati.
I cibi alcalinizzanti, se introdotti con regolarità e in quantità maggiore rispetto ai cibi acidificanti, permettono al sistema tampone del nostro organismo di entrare in funzione, quando necessario, senza attingere alle scorte di minerali, calcio e vitamine accumulate nel nostro organismo. Questo perché i cibi alcalinizzanti sono naturalmente ricchi di vitamine, calcio e minerali!
Immagino che a questo punto avrete già capito quali possono essere i cibi alcalinizzanti, ma se non fosse cosi sono bel lieta di illuminarvi a riguardo.
Cibi alcanizzanti sono:
verdure, ortaggi, tuberi, legumi, frutta fresca, frutta secca e semi oleaginosi.
Tutto quanto la natura ci offre in abbondanza.
Cibi invece acidificanti e dunque "pericolosi" per la nostra salute se consumati in eccesso, sono:
- latte, latticini, carne di tutti i tipi, pesce, formaggi, uova e carboidrati soprattutto se raffinati.
Ancora una volta: prodotti di origine animale risultano sfavorire la nostra salute se consumati frequentemente, mentre il contrario avviene per alimenti di origine vegetale. Ancora una volta troviamo un messaggio chiaro a questo riguardo.
Vi faccio poi notare un paradosso.
Comunemente ci sente consigliare, anche da medici, di consumare grossi quantitativi di latte e latticini perché ritenuti fonte di abbondante calcio e protezione contro l'osteoporosi.
In verità, abbiamo appena visto che, essendo questi alimenti con potere acidificante, se consumati troppo frequentemente vanno ad intaccare le riserve di calcio endogene e a far, pian, piano, scomparire la massa ossea e quindi il calcio!
Come dire: osteoporosi assicurata!
Chiaro che occorre usare il buon senso. Nessun cibo, e lo dico e lo ripeto sempre, è dannoso e nocivo in se. Non sto dicendo di eliminare tutti i latticini dalla nostra alimentazione. E' evidente però che non bisogna abusarne, che la dieta deve essere il più possibile ricca e variata e che occorre sapere che a volte i messaggi che ci vengono inviati non sono molto chiari e affidabili.
Per indicare il potere acidificante o alcanizzante di un alimento, viene usato un indice che è il PRAL o Potential Renal Acid Load (Carico Acido Renale Potenziale).
Alimenti a PRAL (+) positivo, sono acidificanti
Alimenti a PRAL (-) negativo sono alcalinizzanti.
Un pasto equilibrato dovrebbe bilanciare correttamente alimenti a PRAL negativo con alimenti a PRAL positivo. Quindi, per fare un esempio:
- piatto di riso/pasta/cereali
- verdura/legumi
- frutta fresca e/o secca
Se poi riusciamo a fare un pasto interamente a PRAL negativo, quindi escludendo tutte le proteine di origine animale e tutti carboidrati, ogni tanto, sarebbe sicuramente un momento di depurazione che offriamo al nostro organismo, e un insieme di nutrienti benefici e salutari.
Un esempio potrebbe essere una bella insalatona dove mettiamo tutta la verdura che ci piace e di stagione, con qualche gheriglio di noce o qualche nocciola o pinoli o la frutta secca che più ci piace, e della frutta (la mela e la pera si prestano benissimo).
O ancora, un pasto a base di tofu accompagnato da tuberi o verdure di nostra preferenza, concluso con della frutta fresca e/o secca (una manciata di frutta secca al giorno, fa sempre bene in quanto ricca di grassi omega 3 e 6....parleremo più diffusamente in seguito di questi preziosi alleati per la salute).
Questo perché il tofu si ricava dalla soia, che è un legume ed è quindi a PRAL negativo (ed è uno dei motivi per cui amo molto questo alimento, riguardo al quale faremo sicuramente degli approfondimenti).
Insomma, teniamo presente tutto questo quando cerchiamo di combinare i pasti in modo salubre!
Per concludere la parte dedicata ai vegetali: essi sono anche ricchi di fitonutrienti che sono non solo utili ad avere un adeguato apporto di vitamine, sali minerali e proteine, ma anche ricchi di "messaggi" importanti per la regolazione del nostro metabolismo, che rimane cosi attivo e ben funzionante.
E' poi ormai più che dimostrato che i vegetali, grazie al contenuto in amidi e fibre, influenzano la concentrazione di triptofano, un amminoacido precursore della serotonina, un neurotrasmettitore responsabile del senso di benessere, rilassamento, calma, del comportamento pacifico, della gioia, della socievolezza e di tutto quanto attiene alla sfera dei comportamenti e delle emozioni positive.
Sembra poi che una alimentazione vegetariana sia anche in grado di innalzare le onde alfa, onde cerebrali responsabili del senso di benessere e della vigilanza che si sperimentano, spesso, in meditazione.
Dunque mille e una virtù dei vegetali!
Nella prossima "puntata" ci occuperemo dei carboidrati complessi e vedremo come debbano essere consumati in forma "grezza" e non raffinata, se è possibile.
sabato 5 gennaio 2013
Cosa fa un nutrizionista.
Buon Anno a tutti!
In questo periodo più di altri, ho avuto modo di trovarmi a rispondere a una domanda frequente:
"Cosa fa un nutrizionista? Cosa fai, tu? Come lavori?".
Cosi ho pensato di scrivere qualche riga in questo spazio, che aiuti me e voi a fare chiarezza a riguardo, in una fase storica e in un "calderone" di figure, nel campo dell'alimentazione, dove molte cose risultano spesso nebulose.
Innanzitutto: cosa non è un nutrizionista?
O meglio: un biologo nutrizionista? (come sono io).
Non è un medico, e quindi non prescrive farmaci ne fa diagnosi.
Non è un dietologo, e quindi non ragiona in termini di grammi e pesate del cibo.
Non è un naturopata, e quindi pur avendo la licenza di consigliare integratori e nutrienti che possano aiutare il paziente a ritrovare il suo benessere, non cura attraverso le erbe.
Il biologo nutrizionista è un laureato in scienze biologiche, che si è specializzato nel campo della alimentazione umana. E' regolarmente iscritto all'albo dei biologi e agisce in totale autonomia come libero professionista o in collaborazione con strutture che si occupano di benessere e nutrizione.
Il suo scopo principale è di educare le persone ad un rapporto con il cibo, e inevitabilmente con il proprio corpo, più consapevole, più sano, più rispettoso.
Questo è ciò che guida il mio lavoro.
Fare un percorso con me significa imparare a conoscere il proprio corpo, e come reagisce al cibo che viene ingerito. Imparare ad ascoltarsi. A capire quali cibi sono meglio di altri, per il proprio corpo e metabolismo, e perché. Come nel nostro rapporto con il cibo possono entrare in gioco mille fattori e aspetti di noi stessi, che esulano il puro aspetto fisico e metabolico, come emozioni, vissuti, stati d'animo ecc...
Siamo esseri complessi e multiformi.
Di solito, quando arriva un paziente, mi piace conoscere la persona che ho davanti. La sua storia, clinica e personale. Il suo modo di alimentarsi e le sue preferenze, per poter poi stilare insieme un programma, per quanto possibile personalizzato, di nutrizione.
Chi viene da me deve scordarsi concetti come calorie o grammi.
E' certamente importante sapere che esistono cibi più calorici di altri, ma quello che è ancora più importante e imparare a nutrirsi. Ormai è chiaro, anche scientificamente, che per ottenere uno stato nutrizionale il più possibile corretto per noi, non è più tanto necessario fare un discorso di quantità (ovviamente con un po' di buon senso, possiamo capire che è bene non consumare 1kg di pasta a pasto!) quanto di qualità.
Dobbiamo cioè imparare a capire COSA mettere nel piatto, più che quanto...
A volte poi, lungo il percorso, fatto insieme, ci si può accorgere di schemi di comportamento, di rapporti disfunzionali con il cibo, di "compulsioni" che meritano maggiore attenzione, lavoro su se stessi, e questo è sempre, per me, e per il paziente, un grande traguardo.
Trovo molto "nutriente" (!) il rendermi conto, e il mio paziente con me, che da un lavoro come il nostro, si riescano a cogliere ed incontrare nodi o sofferenze più o meno grandi che possono trovare adeguato spazio di espressione ed elaborazione nello studio di un/una psicoterapeuta, in un percorso di conoscenza di se stessi. Trovo molto importante la collaborazione con diverse figure specialistiche e quella del terapeuta è una delle più importanti.
Non faccio "discriminazioni" e accolgo qualsiasi tipologia di paziente. Anche chi ha scelto di diventare vegetariano o vegano, troverà rispetto e accoglienza. Ciascuno deve essere lasciato libero di fare le proprie scelte di vita, e non è detto che non si riesca, con gli opportuni accorgimenti, a rimanere in salute anche in situazioni di "esclusione" di alcuni cibi.
Del resto oggi abbiamo mille mila strumenti a disposizione. Non è più cosi difficile "giostrarsi" con alimenti di diverso tipo in modo da avere un apporto adeguato di nutrienti.
Richiede qualche attenzione in più. Certamente. Ma è non solo fattibile: anche estremamente interessante, dal mio punto vista. Vegetariani e Vegani sono "i pionieri" di una alimentazione più sostenibile e salutare. Uno terreno fertile di sperimentazione e nuove acquisizioni.
Spero di avere fornito informazioni utili e comprensibili.
Se posso chiarire ulteriormente eventuali dubbi o incertezze, sono qui.
In questo periodo più di altri, ho avuto modo di trovarmi a rispondere a una domanda frequente:
"Cosa fa un nutrizionista? Cosa fai, tu? Come lavori?".
Cosi ho pensato di scrivere qualche riga in questo spazio, che aiuti me e voi a fare chiarezza a riguardo, in una fase storica e in un "calderone" di figure, nel campo dell'alimentazione, dove molte cose risultano spesso nebulose.
Innanzitutto: cosa non è un nutrizionista?
O meglio: un biologo nutrizionista? (come sono io).
Non è un medico, e quindi non prescrive farmaci ne fa diagnosi.
Non è un dietologo, e quindi non ragiona in termini di grammi e pesate del cibo.
Non è un naturopata, e quindi pur avendo la licenza di consigliare integratori e nutrienti che possano aiutare il paziente a ritrovare il suo benessere, non cura attraverso le erbe.
Il biologo nutrizionista è un laureato in scienze biologiche, che si è specializzato nel campo della alimentazione umana. E' regolarmente iscritto all'albo dei biologi e agisce in totale autonomia come libero professionista o in collaborazione con strutture che si occupano di benessere e nutrizione.
Il suo scopo principale è di educare le persone ad un rapporto con il cibo, e inevitabilmente con il proprio corpo, più consapevole, più sano, più rispettoso.
Questo è ciò che guida il mio lavoro.
Fare un percorso con me significa imparare a conoscere il proprio corpo, e come reagisce al cibo che viene ingerito. Imparare ad ascoltarsi. A capire quali cibi sono meglio di altri, per il proprio corpo e metabolismo, e perché. Come nel nostro rapporto con il cibo possono entrare in gioco mille fattori e aspetti di noi stessi, che esulano il puro aspetto fisico e metabolico, come emozioni, vissuti, stati d'animo ecc...
Siamo esseri complessi e multiformi.
Di solito, quando arriva un paziente, mi piace conoscere la persona che ho davanti. La sua storia, clinica e personale. Il suo modo di alimentarsi e le sue preferenze, per poter poi stilare insieme un programma, per quanto possibile personalizzato, di nutrizione.
Chi viene da me deve scordarsi concetti come calorie o grammi.
E' certamente importante sapere che esistono cibi più calorici di altri, ma quello che è ancora più importante e imparare a nutrirsi. Ormai è chiaro, anche scientificamente, che per ottenere uno stato nutrizionale il più possibile corretto per noi, non è più tanto necessario fare un discorso di quantità (ovviamente con un po' di buon senso, possiamo capire che è bene non consumare 1kg di pasta a pasto!) quanto di qualità.
Dobbiamo cioè imparare a capire COSA mettere nel piatto, più che quanto...
A volte poi, lungo il percorso, fatto insieme, ci si può accorgere di schemi di comportamento, di rapporti disfunzionali con il cibo, di "compulsioni" che meritano maggiore attenzione, lavoro su se stessi, e questo è sempre, per me, e per il paziente, un grande traguardo.
Trovo molto "nutriente" (!) il rendermi conto, e il mio paziente con me, che da un lavoro come il nostro, si riescano a cogliere ed incontrare nodi o sofferenze più o meno grandi che possono trovare adeguato spazio di espressione ed elaborazione nello studio di un/una psicoterapeuta, in un percorso di conoscenza di se stessi. Trovo molto importante la collaborazione con diverse figure specialistiche e quella del terapeuta è una delle più importanti.
Non faccio "discriminazioni" e accolgo qualsiasi tipologia di paziente. Anche chi ha scelto di diventare vegetariano o vegano, troverà rispetto e accoglienza. Ciascuno deve essere lasciato libero di fare le proprie scelte di vita, e non è detto che non si riesca, con gli opportuni accorgimenti, a rimanere in salute anche in situazioni di "esclusione" di alcuni cibi.
Del resto oggi abbiamo mille mila strumenti a disposizione. Non è più cosi difficile "giostrarsi" con alimenti di diverso tipo in modo da avere un apporto adeguato di nutrienti.
Richiede qualche attenzione in più. Certamente. Ma è non solo fattibile: anche estremamente interessante, dal mio punto vista. Vegetariani e Vegani sono "i pionieri" di una alimentazione più sostenibile e salutare. Uno terreno fertile di sperimentazione e nuove acquisizioni.
Spero di avere fornito informazioni utili e comprensibili.
Se posso chiarire ulteriormente eventuali dubbi o incertezze, sono qui.
Iscriviti a:
Post (Atom)